L'AQUILA e la lupa
Piazza della Libertà, luogo di fondazione della SS LAZIO. |
La storia a marcare la differenza, un modo di atteggiarsi e vivere la propria squadra opposto, da una parte l'eleganza leggera e lo spirito critico anche tagliente e ironico tipici del tifoso biancoceleste - potremmo dire - il cascato di una storia ultracentenaria, un'epopea che ha sublimato nel tempo la semplicità delle origini agli alti ideali fondativi e alle appartenenze nobili e di prestigio che solo la Lazio può vantare, dall'altra parte un mondo caciarone, una vivacità che sconfina spesso nella volgarità, la testimonianza di una città di periferia, un'appartenenza di borgata tesa a rivendicare origini capitoline opache, fantastiche, inventate.
Da una parte un club, nell'accezione della raccoltà stretta di un'elitè, dall'altra solo squadra di calcio, da una parte il frutto dell'amore e della passione, dall'altra un'operazione studiata a tavolino da alcuni gerarchi fascisti; fondere una dozzina di squadre per costituirne una e dare così una bandiera da sventolare alla massa. Da una parte i colori nobili della Grecia, dall'altra il giallo e il rosso mutuati dai peperoni di Calabria.
Lasciate la città che non vi appartiene, tornate da dove siete venuti, erranti peperonici, eterni sconfitti, mai una gioia mai, turonici tifosi di tiritere che reificano sogni e desideri mai toccati. Andate. Andate di voi nessuno sentirà la mancanza, imbrattatori goliardici e mistificatori della realtà.
Per concludere, ma chi era la lupa? Una meretrice.
Nelle immagini, nel marketing messo in campo in questi giorni dalla squadra di Trigoria, ancora una volta la differenza, messa bene in evidenza da un articolo apparso su Dagospia.com , a rimarcare il caratterere dei lupi: "(...) nell'antica Roma i lupi e le fiere in generale che scendevano nell'arena erano considerate semplice carne da macello (...) Il lupo si muove in branco, non da solo, e ell'immaginario non e' un animale fiero e coraggioso, ma al contrario una bestia che vive nell'ombra e che caccia la preda per fame, prendendola alla sprovvista."
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